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Intervista a Luca Rossetti. AD di AMLE' JEWELS

Rossetti:”Il nostro obiettivo? Conquistare il cuore dei nostri clienti”

L’Amministratore di Amlè racconta a Preziosa Magazine la loro ricetta vincente. All’orizzonte, una nuova strategia di fidelizzazione del retail e un piano di sviluppo per punti vendita monomarca. 

Dall’originalità delle idee alla ricerca delle radici culturali, dalla maestosità dei volumi alla ricercatezza dei materiali.  Amlé, il brand campano che confeziona gioielli sartoriali made in Sud, è tutto questo ma anche molto di più, come ha raccontato Luca Rossetti, amministratore dell’azienda.

Parliamo di Amlé
Amlè è un brand innovativo che ha ribaltato i canoni della gioielleria utilizzando volumi molto grandi, ma anche simboli e quindi forme, dal tamburello all’ex voto sino al corno, che rimandano alla cultura e alla tradizione partenopea utilizzando anche materiali innovativi come il corno, l’ebano. Amlé è, innegabilmente, esclusività”.

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Il valore, oggi, di un prodotto artigianale?
“Il nostro gioiello si connette con la ricerca della felicità. Abbiamo fatto uno studio accurato partendo dall’analisi della domanda e ricercando i bisogni dei consumatori. Non è facile oggi, in un momento così particolare come quello che viviamo, trasformare un qualcosa di voluttuario in un bisogno di acquisto. Cosa fare allora? Abbiamo cominciato a porci come obiettivo non solo quello di conquistare un posto all’interno delle gioiellerie, e lo abbiamo raggiunto attraverso la partecipazione alle fiere, ma anche quello di conquistare un posto nel cuore dei nostri clienti. Connessione è la parola chiave del nostro prodotto e così siamo andati incontro ai bisogni di felicità e appagamento dei clienti. Durante questo anno di pandemia si era percepito il cambiamento e abbiamo dovuto metterci a lavorare per superare il vuoto che poi si è creato improvvisamente. Oggi, tutto è divenuto relativo tanto che nella cosiddetta nuvola dei bisogni al primo posto ci sono: la “vacanza” e il “cibo”, cose che appagano il desiderio di una socialità condivisa. In questa nuvola, però, non c’è il gioiello, per cui abbiamo lavorato moltissimo sulla necessità di costruire un momento di felicità quando il cliente entra in contatto con noi: ecco che il brand diviene collettore di felicità. A tutto ciò bisogna poi aggiungere la nostra maniacale attenzione alle forme di comunicazione. Siamo stati tra i primi, nel settore gioielleria, ad utilizzare fotografie con campagne dedicate che esprimono le nostre due collezioni autunno/inverno e primavera/estate legando così il mondo del gioiello a quello della moda per cercare di essere sempre innovativi ma coerenti con il bisogno di cambiamento che la moda porta con sè. Tutto questo è Amlé“.

A causa della pandemia, le fiere si sono dovute fermare. Cosa accadrà in futuro?
Per quanto riguarda le fiere, dovranno essere gli organizzatori a porsi il problema, in futuro, di assicurarci un livello di servizi che sono in linea con i rendimenti attesi sia dei prezzi che vogliono praticare sia dei cosiddetti pacchetti servizio che ritengono assicurare ai buyers che vi partecipano. La partita si gioca tutta qui. 

Il web è, maggiormente in questo anno, uno strumento di comunicazione fondamentale per le aziende.
“Il web è divenuto il motore, il cuore pulsate delle aziende sia in termini di accoglienza e fidelizzazione del clienti sia in termini di supporto al concessionario”. 

Esiste una ricetta per uscire dalla crisi nella quale, evidentemente, siamo caduti? 
“La ricetta sarà quella di generare impulsi di appagamento e felicità ma soprattutto di coltivare ognuno la propria fetta di clientela puntando, anche con i concessionari, a costruire un rapporto di fidelizzazione. Non credo più alla vendita di massa indifferenziata che orami appartiene al passato”. 

Cosa c’è nel futuro di Amlé?
“Sicuramente, da una parte, c’è un’apertura totale e trasparente verso i nostri clienti e un lavoro di connessione verso i nostri concessionari. Bisognerà sempre più occupare non solo un posto fisico nella gioielleria ma anche nel cuore della clientela. Dall’altra, c’è anche un’apertura di negozi monomarca, come abbiamo fatto su Bergamo e ora su Caserta, per costruire una solida brand identity. Abbiamo creato, infatti, un mondo Amlé che comprende anche articoli per la casa e l’arredamento”. 

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